Le minoranze linguistiche in Europa
Nell’Unione Europea vivono più o meno 50 milioni di persone appartenenti a una minoranza nazionale o linguistica. Le lingue ufficiali sono 24, anche dopo il recesso del Regno Unito dall’UE, l’inglese rimane una lingua ufficiale dell’Irlanda e di Malta mentre quelle non ufficiali delle minoranze o dialetti sono circa 60.
L’Europa ha sempre lavorato con le sue istituzioni e i meccanismi europei per la protezione delle minoranze ma possiamo subito evidenziare un suo limite, che dipende dalle competenze assegnate all’Europa dagli stati membri.
- Da un lato – il lato positivo –, la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea proibisce la discriminazione fondata, tra l’altro, sull’origine etnica o sociale, la lingua, la religione o l’appartenenza ad una minoranza nazionale. La stessa Carta dichiara che l’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica. I Criteri di Copenaghen dell’UE richiedono che i paesi candidati all’accesso all’UE rispettino i diritti delle minoranze, come anche nella cosiddetta Politica Europea di vicinato, indirizzata ai paesi collocati in prossimità dell’Unione verso est e verso sud.
Ci sono due strumenti per promuovere il ruolo delle regioni europee:
- Il Comitato europeo delle regioni, organo EU di natura consultiva, che consente agli enti sub-statali (regioni, province, comuni, ecc.) di far sentire la propria voce in maniera diretta all’interno del quadro istituzionale europeo (https://cor.europa.eu/it),
- la creazione e promozione di Euro-Regioni – una delle 64 euroregioni esistenti è la Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino (www.europaregion.info)
- Dall’altro lato, la protezione delle minoranze è considerata come un assunto interno di ogni paese membro dell’UE come esercizio della propria sovranità. Per questo motivo le istituzioni europee si astengono sistematicamente di intervenire negli affari interni degli stati. Così si spiega che nel conflitto intorno dell’autonomia o indipendenza della Catalogna, la Commissione Europea ha rifiutato di intervenire come mediatore.
L’iniziativa dei cittadini europea: Minority Safepack
Nell’anno 2018, l’Unione Federalista delle Nazionalità Europee (FUEN www.fuen.org) ha iniziato a raccogliere più di 1 milioni di firme in 11 Stati membri dell’UE per sostenere un pacchetto di progetti di legge, chiamato Minority SafePack (http://www.minority-safepack.eu). Questa iniziativa è un esempio di una “iniziativa dei cittadini europei” – uno strumento di partecipazione diretta alla politica dell’Unione europea, previsto dal Trattato sull’Unione europea a seguito delle modifiche apportate dal Trattato di Lisbona. L’obiettivo di questa iniziativa è di chiedere alle istituzioni europee a approvare vari strumenti legali per la promozione e protezione delle minoranze e, implicitamente, ad assumere una responsabilità più alta in questo ambito.
È stato sostenuto da una vasta gamma di gruppi minoritari, come i sorbi, i frisoni e i rom ungheresi, così come i tedeschi in Polonia. È stata approvata dal Bundestag tedesco, dalla Tweede Kamer olandese e dal Parlamento frisone. Questo ampio gruppo riconosce che le lingue minoritarie sono a rischio di estinzione, inghiottite dalle lingue maggioritarie. Anche nelle regioni in cui le minoranze sono la maggioranza locale, i servizi pubblici spesso escludono l’uso della lingua minoritaria.
Inoltre, il geoblocking dei servizi televisivi e digitali tra paesi impedisce alle persone di un paese di accedere a contenuti prodotti in una determinata lingua di preferenza. In alcune regioni, la cultura delle minoranze è molto apprezzata, ma non è sempre così. Le minoranze regionali sono spesso prive delle risorse necessarie per finanziare i progetti che manterrebbero vive le loro tradizioni.
Il SafePack propone una serie completa di riforme che preserverebbero le culture e le lingue europee. Esso propone la creazione di un Centro europeo per la diversità linguistica sotto forma di un’agenzia UE decentralizzata, l’inclusione della protezione delle minoranze nazionali nei fondi di sviluppo regionale e il blocco degli Stati membri che escludono le minoranze dai finanziamenti per la conservazione dei media e della cultura. Include anche la proposta di un’unica legge europea sul diritto d’autore, la libertà di servizio e di ricezione dei contenuti audiovisivi e il finanziamento delle comunità linguistiche e della relativa ricerca. Infine, chiede una raccomandazione globale dell’UE per la protezione e la promozione della diversità culturale e linguistica.
Quali sono i risultati e i prossimi passi?
Ben 1.123.422 cittadini europei tra cui 73.433 italiani hanno firmato l’iniziativa Minority SafePack (1 milione di firme erano quelle richieste), e il 17 dicembre 2020 ha ricevuto un ampio sostegno dal Parlamento europeo con 524 voti a favore della risoluzione finale.
Dopo tale sostegno democratico, la valutazione è spettata a Věra Jourová, vicepresidente della Commissione Europea e incaricata ai Valori e la trasparenza, che il 14 gennaio scorso ha dichiarato: “Questa quinta iniziativa dei cittadini europei andata a buon fine dimostra che i cittadini europei si sentono fortemente impegnati e vogliono partecipare al dibattito pubblico sulla definizione delle politiche dell’Unione. Il rispetto dei diritti delle persone appartenenti a una minoranza è uno dei valori fondamentali dell’Unione e la Commissione si impegna a promuovere tale programma”. Per questo motivo la Commissione Europea si è impegnata a valutare le proposte e a pensare come tradurle in procedimenti legislativi europei.
Questa spinta rappresenta una possibilità di avere un impatto positivo duraturo per le comunità di tutta Europa. La storia ricca e unica dell’Europa è protetta, arricchendo immensamente tutti noi e l’Unione. Che si tratti delle lingue bretoni o occitane, o della cultura Sámi nel nord della Scandinavia, il Safepack offre protezione a un miscuglio di culture e lingue che compongono il nostro bel continente, in un modo che non indebolisce nessuna cultura maggioritaria.
Questa è una questione in cui l’Europa può essere dalla parte giusta della storia, preservando e proteggendo una vasta gamma di lingue e culture, e solo così, essere veramente come recita il motto dell’UE “uniti nella diversità”.